Quando pensate al caffè la prima cosa che vi viene in mente è l’effetto stimolante della caffeina, che spesso aiuta nei momenti di stanchezza, o semplicemente vi serve per mantenere alta la concentrazione. Verissimo: quando bevete una tazzina di caffè, infatti, la caffeina raggiunge la massima concentrazione ematica in circa due ore (in alcuni individui bastano venti minuti) e una volta nel sangue non ha difficoltà a raggiungere il cervello passando la barriera ematoencefalica e svolgere le sue note funzioni psicostimolanti.
Alcuni di voi invece pensano al caffè come una pausa rilassante, al bar, con amici e colleghi, o, semplicemente per scambiare due chiacchiere con il barista, che ve lo prepara buonissimo, come solo lui sa fare, ogni mattina.
Quello che forse non sapete è che il caffè, la seconda bevanda più bevuta al mondo, ha altre proprietà, molto più interessanti che quelle stimolanti a livello del sistema nervoso.
Diversi studi scientifici, portati avanti negli ultimi quindici anni, hanno associato il regolare consumo di caffè (2-3 tazzine al giorno) alla riduzione del rischio di contrarre malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson e ridurre alcuni sintomi nelle persone che ne sono affette. La caffeina, infatti, sembra ostacolare la distruzione dei neuroni dopaminergici, manifestazione degenerativa che si presenta nei soggetti affetti da morbo di Parkinson; tali effetti sono variabili da individuo a individuo perché dipendono dalla capacità di metabolizzare la caffeina di ciascuno, ma rivalutano il consumo di questa bevanda, spesso aggredita per via di alcuni suoi effetti associati più che altro a un consumo eccessivo.
Ma il caffè non finisce di stupirci, poiché altri studi, effettuati sempre negli ultimi anni, dimostrano come la caffeina possa agire in maniera positiva sulla memoria a lungo termine e ridurre significativamente il rischio di contrarre il morbo di Alzheimer. Come questo sia possibile è ancora oggetto di studio, ma la cosa interessante è che la caffeina riesce a ridurre alcuni sintomi associati al declino cognitivo durante il processo di invecchiamento.
Se ti piace il caffè e sei un consumatore moderato, puoi continuare a concedertelo senza sensi di colpa, anzi, con la consapevolezza che stai facendo del bene al tuo cervello. Ricorda però di non esagerare, quantità eccessive di caffeina possono essere comunque dannose e produrre effetti collaterali indesiderati con tachicardia o insonnia, soprattutto nei soggetti predisposti.
Testa gli effetti della caffeina su te stesso, ricordando sempre che non tutti siamo uguali (per fortuna) e che ognuno di noi potrebbe avere una diversa tollerabilità, che lo rende più o meno sensibile agli effetti di diverse sostanze.